Visione
Sguardo basso, attraverso la triste città perduto nei pensieri che neanch’io saprei descrivere. Un battito del mio cuore mi risveglia, mi riporta alla realtà. Ma quale realtà?
La vedo. La sua figura si alza dal pavimento come un fusto d’albero, i suoi piedi come radici, le sue mani come foglie. I suoi diciotto anni sono come brezza per me, e non posso fare a meno di osservarla. Mi ha rapito.
Salendo sui suoi pantaloni tanto leggeri da mostrare le forme perfette delle sue gambe anche nel punto in cui si uniscono, arrivo al suo petto ancora ben poco materno e gli occhi terminano lentamente sul suo viso. Un brivido mi coglie. Lucidi, come specchi che non hanno mai riflesso luce, ma solo buio disperato, i suoi occhi neri vibrano, e piombo fuso accendono lentamente sensazioni che da tempo non provavo: cupo, ricoperto di note di tetra sinfonia, vagavo per un buio paesaggio e ora vederla mi ha scagliato nudo verso il cielo, solo io e la mia anima pronti a raccogliere non so cosa di me.
Le lacrime sono silenziose, come soffio di vento in una foresta. Non le sentirei, se non fossero tanto, troppo assordanti per la mia mente.
Devo dirle qualcosa per non morire: mi ha fatto rinascere ma potrebbe anche portare alla fine la mia inutile esistenza. Inutile senza di lei.
Ma mi chiedo: ne varrà la pena? Il mio sguardo pietoso darebbe qualcosa, qualunque cosa a quella tenera fanciulla? O semplicemente romperei l’idillio di quel pianto, che purtroppo senza di me continuerà come danza tenebrosa?
Non faccio nulla: inerzia come quella del mezzo che ci porta dove non so più, vorrei fino alla fine dell’universo dove la vedrei sorridere, guardarmi negli occhi e poi andare via, girandosi un’ultima volta.
Invece lei scende. Corre, senza fermarsi, e poi, dietro un angolo, sparisce. E’ mai esistita? Non so se sia vera, ma la mia vita da ora in poi non è la stessa. Bucata come pietra, da una goccia come solo essa sa fare. Goccia salata del mare d’eternità.

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