Cavalcata nel Silenzio
Silenzio.
Solo il rumore delle gocce trasparenti che cadevano dal balcone fino alla nuda terra. Il riflesso del cielo fosco nella pozza era simile al suo sguardo. E lei lo sapeva.
Passeggiava per il giardino di Nuova Eden ogni giorno, schiacciava il terreno con passi pesanti, affinché ognuno, sentendola arrivare, deviasse il suo cammino. Rompeva ogni singolo ramo, strappava i rami dagli alberi e dei quali gustava la sofferenza. Era alta, la carnagione chiara e un fisico robusto.
Ma ora la fanciulla era seduta su una panca di pietra marmorea, ormai quasi annerita dal tempo. Tra le sue mani si muovevano delle carte ingiallite, che rappresentavano antichi simboli i cui significati erano ormai persi nel fluire del tempo. Ma per lei erano un gioco.
Soltanto un gioco.
Un rumore.
Dalla boscaglia apparve una figura oscura. Indossava un corpetto di cuoio, e i suoi lunghi capelli neri fluivano come fili di una ragnatela invisibile, fondendosi con l'abito scuro.
- Salve, mia dolce signora...
- Mio cavaliere...
- Sembra che tu non ti sia mossa da ieri. Tuo padre, il mio Signore, raccomanda che tu almeno esca dal giardino. Senza di te non si sente sicuro. Gli sei indispensabile.
- Che vada al diavolo. Sto giocando, non lo vedi?
- Signora... Non riesco a comprenderti. Sono giorni ormai che giri per il giardino, ti fermi a parlare con le piante. Ultimamente sento di esserti divenuto unica compagnia.
- Sei un servitore fedele, messere, ma...
Mentre parlava la ragazza disegnava una figura in terra con lo stivale di cuoio. Il cavaliere l'osservò, cercando di comprendere dove volesse arrivare, trattenendo il respiro come lei teneva sospeso il discorso.
- Ma?
- Ma ultimamente conosci il mio stato d'animo. Non riesco ad uscire, conoscere nuove persone mi è di disagio, e poi... sai.
- So, madama. I vostri sentimenti sono spesso contrastanti. Non riuscite più a provare quella sensazione che prima vi accompagnava spesso, quell'entusiasmo. Voi spesso siete stata amata, madama, ma non amate.
- Hai ragione, mio servo. Ti vedo qui, eppure so che tra poco dovrai ripartire.
- Sono venuto anche per spronarvi, mia cara. La vostra cavalcatura così scarna e magra si trova al di là del giardino. Una passeggiata vi farà bene.
- Per rivedere ciò che vedo ogni volta che esco di qui? Mia sorella mi ha parlato di ciò che mi aspetta. E poi sai il mio disagio nel vedere scorrere il...
- Si lo so, madama. Tutto questo per quell'antico patto. La vostra femminilità ve lo impone. Certo, tutto è così confuso anche ai miei occhi.
- Gli ultimi avvenimenti sono bastati a rendermi completamente confusa - Parlando mosse una mano e le carte caddero a terra.
Disegnarono una figura, ed un pallore si disegnò sul volto del cavaliere. - Madama, le vostre amicizie... Non ci sono motivi per cui dobbiate provare disagio. Le cose si aggiusteranno.
- Ma nel frattempo cosa dovrò fare? Ti rendi conto che la mia vita è tanto provata che talvolta non riesco più a pensare? Che le mie mani tremano ogni volta che vedo quegli occhi osservarmi?
- Solo attendere, madama, e assolvere alla vostra missione.


La fanciulla mosse un passo, raccolse le sue carte, dopo essersi alzata. Poggiò una gamba sulla panca, e nel farlo la scoprì leggermente. Il cavaliere notò il pallore della pelle, poi distolse lo sguardo.
- Devo andare, signora. Siete così bella...
- Non adularmi, sai che io terrei il tuo ricordo in me, anche se non ci vedessimo più. Ci rivedremo presto, spero.
- Sono il vostro cavalier servente, mia signora. Il vostro angelo.
- Si, il mio angelo. E io, la Morte, la tua padrona. E spero solo, per tutto ciò che ho di più caro, che io possa mai amare.


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